Spettacoli

Scriveva Jean Giraudoux che «l’Europa e il mondo saranno ciò che sarà la lingua di domani». Se ciò è vero, il nostro futuro avrà sempre più bisogno dello spazio del teatro, dove la forza viva e bruciante del linguaggio accende le coscienze, alimenta sogni e pone interrogativi. Per questo, di fronte all’afasia emotiva di una società divenuta pigra all’incontro e al confronto, proponiamo la via del teatro. Una via che pare forse minoritaria e “inattuale” rispetto ai mezzi di comunicazione di massa, ma che, nella sua marginalità, resta la sola a permettere l’incontro umano, vivo e critico tra artisti e pubblico e che, attraverso la presenza concreta e palpitante dei corpi e delle parole, possa far fronte alla solitudine e alla passività delle realtà virtuali e catodiche. Il teatro è in fondo l’unica forma d’arte che, con la sua essenza effimera, col suo durare una sera soltanto, non racconti la consolante favola dell’immortalità. Il teatro ci invita a “essere nel presente”, a misurare costantemente le nostre capacità e i nostri limiti con lo studio e l’aggiornamento continui.
Tra i clamori di chi disprezza la cultura e i balbettii di chi dovrebbe difenderla ci siamo messi in cammino, come artisti inattuali e Incauti con lo sguardo di Giano bifronte: rivolto al passato, ai nostri classici e al nostro antico mestiere, e al futuro, al mondo che vogliamo e dobbiamo iniziare a costruire.

“La verità non la possiede chi dice oggi, oggi, oggi con gli occhi fissi alle piccole fauci del botteghino. Ma chi dice domani, domani, domani, aspettando la nuova vita palpitante del mondo”.

Federico Garcia Lorca.