Melato favolosa Centaura nel barocco ronconiano

18 ottobre 2004 —  La Repubblica

Da sempre portato a vedere nella complessa ricchezza inventiva del teatro barocco una coinvolgente e distaccata fonte per la scena d’ oggi, Luca Ronconi si ritrova da tempo a suo agio tra i mostruosi ingranaggi delle commedie seicentesche di Giovan Battista Andreini, modelli remoti e prossimi di una vita che si specchia nel teatro. Ed ecco ora, dopo le due edizioni di Amor nello specchio e il recupero di Le due comedie in comedia, la fantasmagorica ripresa della Centaura, già da lui allestita trent’ anni fa a Cinecittà, in un Teatro Farnese ricostruito, con dei giovani appena usciti dall’ Accademia e subito famosi. Questo lavoro, rimontato al Teatro della Corte dello Stabile di Genova con scena girevole a pianta centrale, consta di tre atti caratterizzati da tre diversi generi: un viaggio dalla commedia alla pastorale alla tragedia, simile all’ itinerario percorso dal regista nel suo recente trittico greco. Il variare dei moduli espressivi è esaltato dal passare dalla natura a un manicomio, a una reggia, sempre in Rodi, in uno sfoggio di artifici teatrali, dagli scambi di persone alle agnizioni, cui si aggiunge, in questa arcadia simile a una versione controriformistica del Sogno scespiriano, una famiglia di regali centauri ai quali il regista dona spiritosi corpi di cavalli posticci su rotelle. Così Mariangela Melato, non sazia di trasformazioni, interpreta superbamente e con grande spasso sia la sorella umana che la equina, prestando la propria voce in playback alla controfigura quando le due s’ incontrano. E intorno a lei, nella raffinata ambientazione di Margherita Palli, girano barche, cipressi, colonne, torri e dall’ alto calano maghi e messaggeri, con una semplicità dinamica che si contrappone alla complicazione di una vicenda al limite della parodia, trascorrendo dal gioco al fantastico, prima di esplodere in un finale in cui muoiono proprio tutti, salvo la coppia di imberbi congiunti, un umano e una centaurina, destinati alle nozze e al potere. A provare che la realtà è rappresentazione si presta con gran trasporto una folta schiera di attori, assai ben vestita da Gabriele Mayer, tra cui spiccano Riccardo Bini, Giovanni Crippa, i giovani Raffaele Esposito, Simone Toni, Arianna Comes, gli esperti Stefano Corsi e Marco Sciaccaluga, per la gioia del regista artifex maximus e l’ entusiasmo del pubblico. La centaura regia di Ronconi, con M. Melato. Festival dei Teatri d’ Europa, Teatro della Corte-Ivo Chiesa, – FRANCO QUADRI